Laboratorio fotografico: anche detto minilab di fotografia
Alla scoperta del minilab, il laboratorio fotografico
Un minilab è un laboratorio fotografico completo di tutte le sue componenti ossia:
lo sviluppo del negativo
la stampa e lo sviluppo su carta fotografica
Il laboratorio fotografico
Il laboratorio fotografico detto anche minilab fino a qualche anno fa, era solo di tipo analogico ossia si basava sullo sviluppo e sulla stampa della pellicola fotografica.
Al giorno d’oggi queste soluzioni sono state sostituite da quelle per la stampa da file digitale, saltando completamente tutto quel procedimento mediante il quale da un negativo si produce un’immagine su carta fotografica oppure su carta politenata, procedimento tipico utilizzato nel laboratorio fotografico.
Il procedimento del laboratorio fotografico era diviso principalmente in 5 fasi:
– l’esposizione dell’immagine su carta fotosensibile
– lo sviluppo dell’immagine attraverso immersione chimica
– il fissaggio con il quale si eliminano le parti non colpite dalla luce
– il lavaggio per eliminare i residui dei prodotti chimici
– l’asciugatura e quindi la sua stampa finale
Con l’avvento degli smartphone, o comunque delle nuove attrezzature fotografiche digitali, tale procedimento è stato completamente rimosso, perdendo così la caratteristica propria che rendeva unico il laboratorio fotografico.
Minilab analogico
Oggi giorno la maggior parte dei fotografi non ha intenzione di ricorrere allo sviluppo fotografico attraverso un laboratorio fotografico o un minilab, poiché anche se qualitativamente parlando un minilab è superiore in termini di prestazione e di risultato, il suo consumo energetico è molto elevato.
Devono rimanere accesi 24h su 24, sono costosi e la manutenzione deve essere continua.
Ecco perché la maggior parte dei fotografi che hanno una digitale non ricorrono spesso al laboratorio fotografico e non stampano più o lo fanno molto meno. I minilab più diffusi sono quelli della Fujifilm.
Un tempo i minilab analogici erano molto diffusi e soddisfavano la richiesta di fotografi professionisti e/o occasionali che intendevano possedere le proprie stampe piccoli grandi o medie su carta.
Una volta il laboratorio fotografico effettuava vari tipi di trattamenti tra questi anche trattamenti a temperatura per far si che i tempi di consegna fossero brevi, la conseguenza di questi trattamenti forzati era un aumento della grana e una colorimetria completamente diversa da quella originale.
Minilab digitale
Il minilab di una volta stampava solo da pellicola negativa, una luce attraversando la pellicola colpiva la carta fotografica e imprimeva l’immagine sulla parte sensibile della carta che poi veniva sviluppata e fissata con un processo già citato precedentemente.
Oggi giorno non è più così, questa “rivoluzione” fotografica è arrivata con l’arrivo dei minilab digitali, accantonando il classico laboratorio fotografico. Nei minilab digitali la lettura della pellicola è completamente stravolta e accorciata in tempi e costi, la fase di stampa è svolta da scanner che danno vita a file digitali in formato jpg, stampato poi su carta attraverso l’utilizzo di un laser.
Sviluppo del negativo
Lo sviluppo del negativo consiste su un procedimento chimico attraverso il quale viene distesa un’ emulsione contenente cristalli fotosensibili di alogenuro d’argento di forma varia. Il processo di stampa da negativo a positivo viene chiamato processo di inversione.
Nel momento in cui la luce colpisce un cristallo di alogenuro d’argento viene assorbita e libera a sua volta un elettrone, l’elettrone si muove finche non trova una parte su cui può dare inizio l’inizio allo sviluppo dell’immagine sulla superficie del cristallo.
Fondamentale nello sviluppo del negativo è la temperatura, i bagni di sviluppo devono essere tutti precisamente costanti sui 20° poiché al di sopra si potrebbe avviare un processo di reticolatura del film che è un fenomeno dovuto allo sbalzo termico che subisce la pellicola durante il trattamento o il lavaggio finale.
Stampa e sviluppo della carta fotografica
La prima parte della stampa fotografica consiste nel preparare le soluzioni che verranno utilizzate per la stampa delle fotografie dal negativo.
Questi 3 procedimenti prendono il nome di
-Sviluppo
-Arresto
-Fissaggio
La fase di sviluppo consiste nella diluizione tra acqua e reagente chimico
La fase di arresto utilizza l’acido acetico in proporzione ( 1L di acqua e 20cc di acido acetico)
La fase di fissaggio avviene attraverso il rapporto di 1L di acqua per 70cc di reagente, questa è la parte più importante di tutto il procedimento poiché un fissaggio sbagliato può far deteriorare la pellicola fotografica detto anche in gergo tecnico invecchiamento precoce.
Dopo aver preparato le 3 fasi e aver controllato il negativo alla luce di una lampada ad ingrandimento, bisogna posizionare la carta da stampa sotto l’ingranditore e coprirlo con un cartone che sarà la prova per la composizione fotografica.
Una volta fatto questo passaggio si può aprire al massimo il diaframma dell’ingranditore e quindi comporre la foto nel suo complesso oltre che a metterla a fuoco.
Il procedimento per la stampa deve essere estremamente meticoloso e avviene attraverso la copertura di tutto il foglio di carta per non far passare la luce, successivamente l’esposizione solo di una porzione di foglio e via via esporre quasi tutto il foglio lasciando un intervallo di 5 secondi, dopo 30 secondi si può spegnere l’ingranditore.
In questo modo il foglio risulterà come un insieme di differenti esposizioni, questo foglio servirà per controllare in termini di esposizione la migliore resa.
Infine, identificato il tempo giusto si passa alla fase di esposizione del negativo.
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